mercoledì 16 marzo 2022

Il Bimbo Soldato attacca Algeria nel Consiglio ONU dei diritti umani a Ginevra

 


Persiste il reclutamento militare dei minori in Algeria, il Bimbo Soldato ha la sua "Giornata" nei campi algerini detti "saharawi" in Algeria e non solo. 

Nell'ambito dei lavori della 49a sessione del Consiglio ONU per i diritti umani a Ginevra, l'ONG "Africa Culture International" ha organizzato un incontro con diversi attori della società civile delle province sud del Marocco che hanno partecipato ai lavori del CDH. La conferenza era sull'arruolamento dei bambini saharawi nei campi di Tindouf in Algeria.

A questa conferenza hanno partecipato Dianko Lamine consulente e presidente della ONG "Africa Culture International"; Abubekrine Mohamed Yehdih membro del Comitato africano di esperti sui diritti e il benessere dell'infanzia (ACERWC); Aicha Duihi presidente dell'Osservatorio Saharawi per la pace e diritti umani (OSPDH); Abdelouahab Gain ricercatore e presidente di "Africa Watch"; Moulay Lahsen Naji Presidente del "CIDH"; Mohamed Ahmed Gain professore universitario e presidente dell'AIPECT"; e Hammada Labaihi presidente della LSDDH.

La militante Aicha Duihi ha sottolineato che l'indottrinamento e l'arruolamento di bambini da parte del Polisario in Algeria nelle guerre è un crimine contro gli esseri umani in generale. Questa pratica contraddice i principi dei diritti umani e le esigenze della Convenzione sui diritti del fanciullo, che sancisce l'educazione ai principi e ai valori di libertà, uguaglianza e tolleranza in maniera mirata a consolidare la personalità del bambino.

Il fenomeno dei bambini soldato nei campi di Tindouf costituisce un pericolo per l'intera regione nordafricana e che questi bambini potrebbero essere facilmente reclutati da organizzazioni terroristiche nel Sahel, ha detto Duihi invitando la comunità internazionale ad adottare misure serie per affrontare questo fenomeno.

Moulay Lahcen Naji ha insistito sul fatto che le situazioni di guerra in Africa e più in particolare in Nord Africa favoriscono il fenomeno del reclutamento di bambini da parte delle milizie armate del gruppo Polisario nei campi di Tindouf in suolo algerino.

Naji ha invitato l'Unione Africana (UA) e il Consiglio di Pace e Sicurezza dell'UA ad assumersi le proprie responsabilità circa il fenomeno del reclutamento di bambini da parte del Polisario, che costituisce una grave violazione di tutte le risoluzioni dell'ONU sui Diritti dell'infanzia.

Dalla sua parte, Abdelaouahab Gain Brahim ha sottolineato che il tema dei bambini soldato nei campi di Tindouf ci sfida tutti come società civile, perché è una grave violazione dei diritti del bambino citati nei meccanismi delle Nazioni Unite del diritto del bambino.

Ha spiegato che l'Algeria, paese ospitante dei campi di Tindouf, è un paese non democratico gestito da generali che non riconoscono i principi e le convenzioni delle Nazioni Unite relative alla protezione dei diritti dei bambini e non hanno mai presentato un rapporto sulla protezione dei bambini sul algerino suolo e per questo il militante saharawi marocchino ha invitato la società civile e la comunità internazionale a lavorare per rafforzare il monitoraggio della situazione dei bambini nel mondo e in particolare nei campi di Tindouf. 

Said Achmir ha sottolineato che il gruppo Polisario ha iniziato a indottrinare e coinvolgere i bambini nelle guerre da decenni fa, con l'adozione di un programma di formazione prestabilito. Ha citato, in questo quadro, il rapporto pubblicato dal quotidiano spagnolo "Tribuna Libre" nel 2020 sui bambini soldato nei campi di Tindouf e sull'addestramento militare a cui sono soggetti a Cuba. 

Achmir ha specificato che il caso dei bambini soldato nei campi di Tindouf è una responsabilità dell'Algeria che deve essere obbligata ai meccanismi delle Nazioni Unite per i diritti umani in quanto paese ospitante dei campi di Tindouf e come paese che ha ratificato la Carta africana dei diritti dell'infanzia e dei popoli.

Per Hamada Labbihi che ha vissuto nei campi di Tindouf in Algeria prima di ritornare a Laayoune in Marocco ha confessato di essere deportato a Cuba all'età di 9 anni dove è stato indottrinato e costretto a portare e maneggiare armi, aggiungendo che circa 20% dei "combattenti" del Polisario avevano meno di 16 anni.

Infine, Labbihi ha sottolineato che la comunità internazionale non riconosce il gruppo Polisario, e quindi ogni responsabilità per l'indottrinamento e le pratiche subite dai bambini nei campi di Tindouf resta di competenza dell'Algeria. 



domenica 30 gennaio 2022

La falsita ideologica del Polisario all'ONU secondo la giurisprudenza italiana. Deviazione fondi di aiuti internazionali


I codici penale e civile italiani puniscono la falsità ideologica con reclusione tra tre mesi a due anni. "La falsa attestazione può essere orale o iscritta compresi gli atti di corrispondenza tra uffici". La citazione della giurisdizione italiana potrebbe essere applicato sull'usurpazione del denominato Sidi Mohamed Omar di rappresentanza del gruppo armato Polisario all'ONU.

Omar è d'origine maliana nei campi Tindouf in Algeria composti da maggioranza algerina e una minoranza di marocchini, mauritani e maliani.
Il presunto diplomatico afferma di essere un rappresentante all'Onu, in flagrante usurpazione della qualità. L'ONU non ha mai concesso l'accreditamento a favore del Polisario.
Non solo a New York, ma anche in altri paesi europei, la "diplomazia" del gruppo polisario creata dall'Algeria è svolta da persone incapaci, orientate ai propri interessi personali tout court.


Peggio ancora la persona in discussione non ha badge Onu intestato al Polisario, accede alla sede Onu utilizzando badge di delegazioni straniere come semplice corriere dall'ambasciata algerina all'ONU. Il suo accesso avviene sempre attraverso gli Stati membri dell'ONU con conflitti di interesse con il Marocco. Così passa il suo tempo a scattare foto nei corridoi dell'ONU con diplomatici di certi paesi, a volte a loro insaputa.
Nell'elenco ufficiale del servizio di protocollo delle Nazioni Unite non c'è la minima traccia di Sidi Omar.
La sua rappresentanza all'interno dell'Onu è infatti solo una bugia costruita ad arte dall'Algeria e sovradimensionata dai media del gruppo Polisario e i loro collaborazionisti.
Il cosiddetto difensore della pseudo "causa saharawi" trascorre molto tempo in Spagna dove vive con la sua famiglia, mentre per i saharawi dei campi di Tindouf la sua presenza deve essere a New York.

A scapito della miseria dei campi il falso rappresentante spende i fondi in una vita da borghesia tra New York e Spagna, che dovranno essere destinati alla popolazione dei campi.
Diverse dossier affermano che Sidi Omar si appropria spesso indebitamente di aiuti finanziari forniti dalla Chiesa, oltre che da ONG europee e americane e molti Saharawi nei campi algerini sono convinti che l'ultima preoccupazione di Sidi Omar sia quella di lavorare per trovare una soluzione politica della questione del Sahara. L'interessato lavora per il prolungamento del conflitto politico del Sahara e del dramma in cui vivono i sequestrati nei campi, in modo di beneficiare finanziariamente e materialmente di questa situazione.


venerdì 28 gennaio 2022

Il Re Mohammed VI avvia lavori di costruzione di fabbrica produzione di vaccini anti-Covid-19 e altri vaccini

 


Il Re Mohammed VI ha presieduto giovedì a Benslimane la cerimonia di lancio per la costruzione di un impianto di produzione di vaccini anti-Covid-19 e altri vaccini, un progetto strutturante che contribuirà a garantire la sovranità vaccinale del Regno e del Continente africano. 
Questa unità industriale fa parte della Visione del Sovrano intesa a posizionare il Regno come hub biotecnologico essenziale in Africa e nel mondo, in grado di garantire l'autosufficienza e le esigenze sanitarie locali e continentali a breve e lungo termine, integrando la ricerca farmaceutica, lo sviluppo clinico, la produzione e la commercializzazione di biofarmaci ad alto fabbisogno. 
Il progetto Benslimane prevede la produzione di 116 milioni di unità nel 2024, l'inizio della produzione dei lotti di prova dei quali è previsto per il 30 luglio 2022. 
Frutto di un partenariato pubblico-privato, in particolare il supporto di uno dei leader mondiali nelle biotecnologie e nell'industria del "Fill & Finish", l'azienda svedese Recipharm. 
Denominata "SENSYO Pharmatech", l'unità industriale, la più grande piattaforma per capacità di produzione di vaccini in Africa, così diventerà una delle prime 5 al mondo. Questo progetto su larga scala mira, a medio termine (2022-2025), la produzione oltre 20 vaccini e prodotti bioterapeutici, inclusi 3 vaccini anti-Covid-19, in meno più di 3 anni in Marocco, coprendo più del 70% dei fabbisogni del Regno e più del 60% di quelli del Continente.
Si segnala che oggi, e grazie alla mobilitazione delle linee di riempimento asettico disponibili localmente in Marocco nonché al trasferimento del riempimento delle fiale del vaccino anti-Covid-19 da Sinopharm al Marocco, il Regno produce più di 3 milioni di dosi localmente al mese. La capacità di produzione aumenterà a circa 5 milioni di dosi da febbraio 2022 e a oltre 20 milioni di dosi al mese entro la fine del 2022. Dal 2025, il Marocco sarà in grado di produrre più di 2 miliardi di dosi di vaccini. 
Il Marocco inizierà una nuova svolta verso il raggiungimento della "vaccinazione e sovranità sanitaria" con questo progetto, si è rallegrato il ministro della Sanità e della Protezione sociale, Khalid Ait Taleb.

giovedì 7 ottobre 2021

Marocco. Il Re Mohammed VI presiede la cerimonia di nomina dei membri del nuovo governo


Il Re Mohammed VI del Marocco, accompagnato dal Principe ereditario Moulay El Hassan e dal Principe Moulay Rachid, ha presieduto giovedì 07 ottobre 2021 al Palazzo Reale di Fès la cerimonia di nomina dei membri del nuovo governo guidato da Aziz Akhannouch, composto da 24 ministri, tra cui 7 donne. 

In questa occasione, i membri del governo nominati hanno prestato giuramento davanti al Re. 

Si tratta del terzo governo marocchino del dopo-riforma costituzionale del 2011. 

Il nuovo capo del governo Aziz Akhannouch è presidente del partito Raduno Nazionale degli Indipendenti il primo partito in Marocco per i seggi parlamentari avuti nelle elezioni dell'8 settembre.

Akhannouch ha scelto la sua squadra in base ai criteri dei profili del rigore, della competenza e del rinnovamento delle élite, in particolare attraverso la presentazione di candidati tra i giovani e le donne. È un governo giovane, progressista, composto esclusivamente da competenze in grado di attuare la strategia di sviluppo del paese e di accompagnare la sua inesorabile marcia verso l'emergenza economica su impulso del Re MohammedVI.

Dopo aver raccolto 270 seggi dei 395 che compongono la Camera dei rappresentanti in occasione dello scrutinio dell'8 settembre, la maggioranza governativa composta dal Raduno Nationale degli Indipendenti (RNI), dal Partito Authenticità e Modernità (PAM) e dal Partito dell'Istiqlal (PI) si è confermata il 5 ottobre con 63 seggi sui 120 nella Camera dei consiglieri. In tal modo è garantita una larga maggioranza a livello di due Camere del Parlamento. 

Ecco la composizione del nuovo governo:

- Aziz Akhannouch: Capo del governo.

- Abdelouafi Laftit: Ministro dell'Interno.

- Nasser Bourita: Ministro degli Affari Esteri, della cooperazione africana e dei marocchini residenti all'estero.

- Abdellatif Ouahbi: Ministro della Giustizia.

- Ahmed Toufiq: Ministro degli Habus e degli Affari Islamici.

- Mohamed Hajoui: Segretario generale di governo.

- Nadia Fettah Alaoui, ministro dell’Economia e delle Finanze

- Nizar Baraka, ministro delle Risorse Idriche.

- Chakib Benmoussa: Ministro dell'Istruzione Nazionale e dello sport.

- Nabila Rmili: Ministro della Sanità e della previdenza sociale.

- Fatima Ezzahra El Mansouri: Ministro dell'Assetto territoriale nazionale e dell'urbanistica. 

- Mohamed Sadiki: Ministro dell’Agricoltura, della pesca marittima, dello sviluppo rurale e delle acque e foreste.

- Younes Sekkouri: ministro dell'Inclusione economica, delle piccole imprese, dell'occupazione e delle competenze.

- Ryad Mezzour: Ministro dell’Industria e del Commercio.

- Fatim-Zahra Ammor: Ministro del Turismo, dell’Artigianato e dell’economia sociale e solidale.

- Abdellatif Miraoui: ministro dell’Istruzione superiore, della ricerca scientifica e dell’innovazione.

- Leila Benali: Ministro della Transizione energetica e dello sviluppo sostenibile.

- Mohamed Abdeljalil: Ministro dei Trasporti e della logistica.

- Mohamed Mehdi Bensaid: Ministro della Gioventù, della cultura e della comunicazione.

- Aouatif Hayar: Ministro della Solidarietà, dell’integrazione sociale e della famiglia.

- Abdellatif Loudiyi: ministro delegato presso il capo del governo incaricato dell’amministrazione della difesa nazionale. 

- Mohcine Jazouli: Ministro delegato presso il capo del governo incaricato degli investimenti, della convergenza e della valutazione delle politiche pubbliche.

- Faouzi Lekjaa, ministro delegato presso il ministro dell’economia e delle finanze, incaricato del bilancio.

- Mustapha Baitas: Ministro delegato presso il capo del governo incaricato delle relazioni con il parlamento, Portavoce del governo

- Ghita Mezzour: ministro delegato presso il capo del governo incaricato della transizione digitale e della riforma amministrativa. 

In alcuni dipartimenti si procederà in seguito alla nomina di segretari di Stato.




venerdì 11 giugno 2021

Il Parlamento panafricano chiede al Parlamento europeo di rispettare impegni e di non inserirsi nella crisi ispano-marocchina


Il Parlamento panafricano attira l'attenzione del Parlamento europeo sulla crisi diplomatica tra Marocco e Spagna. Il Parlamento europeo non deve essere coinvolto nella crisi tra il Regno del Marocco e il Regno di Spagna, perché si tratta di una crisi bilaterale che può essere risolta con mezzi diplomatici o con un negoziato diretto, ha affermato giovedì il Presidente uscente del Parlamento panafricano (PAP) Roger Nkodo Dang, ecco il testo del comunicato:  
"Il Parlamento panafricano ricorda, tra l'altro, il rigoroso rispetto degli impegni assunti dal Parlamento europeo e dal Parlamento panafricano durante il Vertice dei capi di Stato e di governo dell'Unione africana e dell'Unione europea svoltosi ad Abidjan nel 2017. 
Tutti i problemi tra due Stati che riguardano le relazioni bilaterali tra questi e i due Parlamenti possono intervenire soltanto se questi hanno discusso in precedenza il problema.
E' urgente chiedere al Parlamento europeo di non essere coinvolto nella crisi tra il Regno del Marocco e il Regno di Spagna, sottolineando che questa crisi tra i due paesi è una crisi bilaterale che può essere risolta con mezzi diplomatici o con un negoziato bilaterale diretto.
Il Parlamento panafricano chiede al suo omologo europeo di astenersi da qualsiasi presa di posizione suscettibile di aggravare le tensioni e invita entrambe le parti a risolvere la crisi in un quadro puramente bilaterale.
Il Parlamento panafricano accoglie con favore la decisione di Sua Maestà il Re Mohammed VI per il ritorno di tutti i minori marocchini non accompagnati entrati illegalmente nell'Unione europea. 
I fatti dimostrano che il Regno del Marocco svolge il suo ruolo nella lotta contro il terrorismo, l'immigrazione clandestina e la tratta degli esseri umani, nel rispetto dei principi e delle esigenze del partenariato che l'unisce all'Unione europea e al suo spazio regionale.
Il Marocco svolge anche un ruolo importante nella gestione del dossier della migrazione in Africa, che è stato più volte accolto con favore dai capi di Stato e di governo africani, che hanno designato il Re del Marocco Campione della Migrazione in Africa. Lo stesso vale per la sua politica di condivisione delle esperienze, in particolare per quanto riguarda la migrazione. 
Il Regno del Marocco ha preso l'iniziativa di ospitare il primo centro Africano dedicato allo studio e all'esame di questo flagello, appunto denominato "Osservatorio Africano delle Migrazioni". 

Da ricordare che, a richiesta di Madrid, il Parlamento europeo ha approvato oggi una risoluzione, sui recenti avvenimenti di Sebta, città marocchina occupata da Spagna detta Ceuta, in cui pretende che il Marocco ha usato i migranti come strumento di pressione politica contro la Spagna. La risoluzione pur "rifiuta" la presunta azione di Rabat e non lo condanna ma non ha avuto unanimità voluta da Madrid: approvata solo con 397 voti, e non ha approvato nessun tipo di sanzioni contro Rabat.  
La risoluzione sottolinea inoltre che questa crisi è stata innescata a causa delle tensioni diplomatiche dovute al mancato rispetto spagnolo al partenariato e le regole del buon vicinato con Marocco e anche al trasferimento segreto con identità falsa in Spagna di Brahim Ghali, capo del gruppo Polisario separatista nemico numero uno del Marocco indagato in Spagna di una lunga lista di crimini di genocidio, terrorismo, sequestro di persone e stupro. 

La Camera dei rappresentanti del Parlamento marocchino deplora che il Parlamento europeo sia strumentalizzato da alcuni deputati che ignorano l’importante partenariato tra il Marocco e l’Unione europea. 
"La crisi maroco-spagnola è legata all’atteggiamento e agli atti della Spagna sulla questione del Sahara Marocchino, causa sacra della nazione marocchina, di tutte le sue istituzioni e delle sue forze vive", sottolinea Camera parlamentare denunciando il contenuto di questa risoluzione che contiene numerose falsità. 


Dalla sua parte il Parlamento dei Paesi arabi ha espresso solidarietà al Marocco invitando il suo omologo europeo di non cascare nella strumentalizzazione da parte di Spagna in una crisi bilaterale ispano-marocchina che dovrebbe essere risolta con il dialogo e il rispetto reciproco tra i due paesi vicini. 





domenica 2 maggio 2021

Scandalo politico-giudiziario. Spagna vuole proteggere un criminale autore di genocidio, tortura, stupro, sequestro e terrorismo?


Scandalo politico-giudiziario. Spagna vuole proteggere un criminale convocato nel 2016 dalla giustizia per genocidio, tortura, stupro, sequestro e terrorismo?

Da 11 anni Khadijatou Mahmoud continua a denunciare Brahim Ghali in varie sedi internazionali e saharawi. Ecco le grandi linee dell'articolo pubblicato dal quotidiano Razon, nella sua edizione di sabato primo maggio 2021, sotto il titolo: "Dramma nel Sahara: avevo solo 18 anni, ero vergine. Brahim Ghali mi ha stuprata."
La donna denuncia suo stupratore, l'attuale capo del Fronte Polisario e presidente della fontoche repubblica "saharawi" in Algeria, lo stupro è avvenuto nell'ufficio di Brahim Ghali allora rappresentante del suo gruppo separatista in Algeri: "Mi ha stuprata quando sono venuta per chiedere un visto per andare in Europa", afferma Khadijatou Mahmoud.
La giovane donna è nata nel luglio 1991 nei campi di Tindouf in Algeria e dal 1996 ha partecipato al programma "Vacanze in Pace". Tornava  spesso nei campi per visitare la sua famiglia biologica, approfittando per lavorare come traduttrice per le ONG a Rabuni.
"Avevo 18 anni quando Brahim Ghali ha abusato sessualmente di me. Ero vergine. e' la cosa peggiore che possa succedere ad una donna, soprattutto nella nostra società fortemente conservatrice. Lo stupro ha avuto luogo in occasione di uno strano incontro ai servizi consolari alle 19.00."
Completamente disorientata, Khadijatou si è recata da un medico privato, accompagnato da un'amica.
Dopo aver ritrovato le sue menti, Khadijatou ha raccontato la sua disavventura alla madre biologica, la quale le ha raccomandato di non denunciare il suo stupratore e di non cercare problemi che rischierebbero di rovinare il suo onore. Di ritorno in Spagna, ha preso il coraggio di fare due passi e nel 2013 ha sporto denuncia presso l'Udienza Nazionale.
Khadijatou gode dello status di apolide, anche se vive con i suoi genitori adottivi spagnoli. Tale situazione ha costituito, a suo parere, un ostacolo al momento di adire la giustizia, in quanto i fatti si sono verificati in Algeria e il suo stupratore è saharawi; nel 2018 l'Udienza Nazionale ha respinto la denuncia.
Khadijatou non si arrende e spera che, dopo l'intervento del movimento #MeToo e il caso di stupro chiamato "la Manada", la sua futura denuncia contro Ghali sarà accettata.
Khadijatou dice di vivere con la speranza che un giorno gli venga fatta giustizia.
La presenza di Ghali in Spagna gli ha fatto rivivere il suo calvario. "Non trovo il sonno da diversi giorni; non riesco a capire come questo signore possa essere entrato in Spagna impunemente. E' un criminale", spiega Khadijatou.
Per Khadijatou, è il momento giusto perché le autorità spagnole lo arrestino o gli proibiscano di lasciare il territorio, poiché è oggetto di procedimenti giudiziari per diversi casi, non essendo l'unica persona a denunciarlo.
La Spagna vive in questi giorni uno scandalo politico-giudiziario senza precedenti. Vuole proteggere un criminale internazionale con identità falsa? Brahim Ghali è munito di un nome falso e passaporto algerino perché il 19 novembre 2016 era convocato dalla giustizia per rispondere alle gravi accuse di genocidio, tortura, stupro, sequestro e terrorismo.
Il governo di Sanchez dovrà rispondere alle domande all'Unione europea all'Onu e l’opinione pubblica spagnola ed internazionale su questo scandalo politico-giudiziario.



sabato 13 marzo 2021

Berlino non collabora con Marocco sulla presenza di foreign fighter in Germania (reportage)


L’emittente televisiva privata francese "M6" ha trasmesso un’inchiesta esclusiva sul pericolo del ritorno dei terroristi dalla Siria e dai teatri di guerra mediorientali in Europa. 
L’inchiesta lancia l’allarme su quello che definisce come una futura "Germanistan" per il ritorno di numerosi foreign fighter nel territorio tedesco tramite i Balcani da Siria e Iraq dopo la sconfitta dello Stato islamico sul terreno. 
Il reportage denuncia il fatto che numerosi foreign fighter siano riusciti a spostarsi dalla Siria in Germania senza essere seguiti dalle forze di sicurezza dei Paesi europei. 
Sulla falsariga di quella che è stato definito in passato "Londonistan", per la presenza di terroristi in Gran Bretagna come il noto Abu Hamza, l’inchiesta lancia l’allarme per la nascita di quello che definisce una futura "Germanistan". 
In particolare, si denuncia la mancanza di cooperazione con i Paesi impegnati in prima linea nell’ambito della lotta al terrorismo come il Marocco da parte delle autorità tedesche come nel caso del marocchino Mohammed Hajib noto per la sua adesione ad al Qaeda come dimostrato da diversi video apparsi in rete. 
Il reportage parla di circa 500 combattenti fuggiti dalla Siria, Iraq e Turchia in Europa con la caduta del califfato del cosiddetto "Daesh". 
Questi foreign fighter si trovano ora in Germania dove si sono riconvertiti in diverse attività professionali grazie al fatto che le forze di sicurezza tedesche le considerano come persone normali. 
Il reportage mostra il video di Samir, un terrorista dello Stato islamico che in alcuni filmati veniva ripreso mentre giocava con la testa delle sue vittime e che attualmente risiederebbe con sua moglie nel sud della Germania, al confine con la Francia. 
Si fa l’esempio, infine, di altri due terroristi segnalati dall’intelligence marocchina per la loro presenza in Germania. La loro segnalazione è stata ignorata dalle autorità di Berlino. 
Il video mostra le foto di un altro membro dello Stato islamico, Majid, individuato in Germania come proprietario di diverse attività commerciali realizzate con fondi arrivati dalla Turchia. 
Il reportage, infine, accusa Berlino di non rispondere alle segnalazioni sulla presenza di queste persone considerate altamente pericolose per la sicurezza europea nel proprio Paese.